Andare a cavallo fa bene! Lo si sapeva già 5000 anni fa!

 

Lo accennavamo nell’articolo precedente, cenni al beneficio legato alla pratica dell’equitazione si trovano nella scienza araba e in un primo testo di pedagogia dei maestri Ittiti (III millennio a. C.).

Ippocrate di Coo (458-370 a. C.), autore dell’omonimo giuramento medico, consigliava l’equitazione come rimedio per l’insonnia, per rigenerare la salute e per preservare il corpo da varie infermità. Sosteneva che “l’equitazione praticata all’aria aperta fa si che i muscoli conservino il loro tono”. Asclepiade di Prusa (124-40 a. C.), medico che visse prima ad Atene poi a Roma, ne estese le applicazioni raccomandando “il moto del cavallo nel trattamento di svariate patologie”.


A distanza di molto tempo, nel 1569, il medico Merkurialis riprese osservazioni fatte da Galeno, secondo le quali l’equitazione detiene una posizione importante negli esercizi ginnici per la sua azione sul corpo e sui sensi.

Dal 1600 diversi medici consigliano la pratica dell’equitazione ritenendola efficace per sanare il corpo e la mente.


Goethe (1749-1832) riconobbe il valore salutare delle oscillazioni compiute dal corpo seguendo i movimenti del cavallo, i benefici della distensione che la colonna vertebrale assume con la posizione a cavalcioni e la sollecitazione, delicata ma costante, data alla circolazione.

Vi riportiamo questa sua citazione:

Il motivo per il quale un maneggio svolge un’azione così benefica sulle persone dotate di ragione è che qui, unico posto al mondo, è possibile comprendere con lo spirito e osservare con gli occhi l’opportuna limitazione dell’azione e l’esclusione di ogni arbitrio e del caso. Qui uomo e animale si fondono in un tutt’uno, in misura tale che non si saprebbe dire quale dei due stia effettivamente addestrando l’altro.”

Tages – und Jahresheft, 1801, Berlinger Ausgabe der Werke Goethe


I primi paesi ad utilizzare il cavallo in modo sistematico nella riabilitazione dei disabili furono quelli scandinavi e anglosassoni nei programmi di riabilitazione del primo dopoguerra, limitando però quest’attività a fini ricreativi.

Ad aprire la strada al campo dell’ippoterapia fu anche l’impresa di Lis Hartel. Ha le gambe paralizzate sotto il ginocchio a causa della poliomielite ed è la prima civile a vincere, nel 1952, una medaglia olimpica (d’argento) nella disciplina del dressage, che fino all’edizione precedente era riservata agli ufficiali di cavalleria (rigorosamente uomini) e che in quell’anno si apre ai contendenti civili e alle donne. Vincerà nuovamente l’argento alle olimpiadi del 1956. Lis Hartel fece cavalcare persone con disabilità sino ad inaugurare un centro di ippoterapia che colpì la comunità medica internazionale inaugurando un nuovo ramo riabilitativo.

In Francia la rieducazione equestre naque nel 1965 come possibilità per i portatori di handicap di recuperare e valorizzare le proprie potenzialità e divenne anche materia di studio. In Italia la riabilitazione equestre si applica in ambito riabilitativo dal 1972.

Nel prossimo articolo cercheremo di chiarire la differenza tra riabilitazione equestre e rieducazione equestre.

 
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